lunedì 6 agosto 2012

COMUNICATO STAMPA


Il movimento SE NON ORA QUANDO di Pordenone si unisce all’appello di quanti
chiedendo l’approvazione della Proposta di Legge Regionale n. 215 del 2012, sulla Doppia Preferenza di Genere.
Al momento la proposta di legge è stata sottoscritta da 26 Consiglieri, ovvero tutta l’opposizione, più Mara Piccin (Lega Nord) e Luigi Ferone (Pensionati), ma servono almeno 31 voti favorevoli affinché la proposta diventi legge.

Lo SNOQ, che ha attivamente partecipato alla raccolta delle firme per la presentazione della proposta, ha visto molte donne dichiaratamente appartenenti allo schieramento dei partiti della maggioranza regionale aderire all’iniziativa e pertanto si chiede come esse possano sopportare di essere così palesemente ignorate dai consiglieri regionali eletti anche con i loro voti.
Ma in particolare si chiede se i voti femminili nel centro-destra contino così poco da poterci rinunciare o se anche per le donne, come per tanti uomini della compagine di maggioranza, le questioni di genere siano secondarie rispetto ad altri interessi.
Forse, dopo tanti anni di lotte femminili, è ora che tutte le donne facciano delle questioni di genere una priorità nei criteri di scelta politica, ponendo degli aut aut  definitivi a quanti le rappresentano, i quali, a parole in varie occasioni si sono detti solidali con queste problematiche, ma fino ad ora si sono sottratti ad ogni soluzione in vista di momenti decisivi.

Lo Snoq di Pordenone, ritenendo che l’approvazione della Proposta di Legge Regionale n. 215  sia assolutamente cruciale per poter avviare efficaci politiche di genere, specie in momenti di crisi economica in cui rischiano di prevalere i soliti interessi dei soliti poteri forti a scapito di ogni istanza di rinnovamento, ritenendo altresì che le donne possano rappresentare forze  innovative che ostacolino la deriva dell’antipolitica, si impegna a fornire ogni supporto a quante, deluse dalle politiche dei nostri rappresentanti regionali, intenderanno avviare nella prossima campagna elettorale iniziative di disturbo o di alternativa politica (potremmo pensare a liste autonome).

Si auspica, nel frattempo, che partiti e consiglieri di centro-destra rivedano le loro posizioni dimostrando rispetto e considerazione per le loro molte elettrici che si identificano in provvedimenti non più procrastinabili per la dignità politica delle donne.   

Pordenone 6 agosto 2012



sabato 4 agosto 2012

Aziende pubbliche, ecco le quote rosa nei cda un componente su tre sarà donna

di Annalisa Cuzzocrea, La Repubblica, 4 agosto 2012
— Stavolta no, non è un contentino. Il regolamento approvato ieri dal Consiglio dei ministri – in applicazione della legge varata un anno fa sulle quote rosa nei consigli di amministrazione – è destinato ad attuare una rivoluzione nelle società italiane controllate dallo Stato. Che dovranno avere nei loro cda e nei loro collegi sindacali almeno un terzo del genere meno rappresentato. Tradotto, almeno un terzo di donne.
E quindi Eni, Enel, Poste, Ferrovie, Rai, Sace, Cassa depositi e prestiti, Finmeccanica, Fintecna, Anas: sono 25 le società che dipendono direttamente dal ministero dell’Economia, 89 le controllate
di secondo livello, 2.100 le partecipate con oltre il 50 per cento dagli enti locali. Facendo i conti, tra il 2012 e il 2015, dovranno trovar posto al loro interno 6.500 consiglieri e 3.500 sindaci donna.
È questa, la rivoluzione. «Un’altra importante tappa nel cammino verso l’affermazione di una nuova cultura della parità di genere», dice Elsa Fornero. Si augura, il ministro del Welfare, che la decisione «sia un buon esempio per la politica. Che non si debba, con rammarico, registrare
l’assenza di candidature femminili come pare essere il caso delle prossime elezioni in Sicilia». Lo stesso auspicio arriva da Anna Finocchiaro, la presidente dei senatori pd che – come altre sue colleghe, tanto a destra quanto a sinistra – plaude alla legge: dalla presidente della fondazione Bellisario e deputata pdl Lella Golfo, che per prima l’ha promossa, a Chiara Moroni di Fli, fino all’ex ministro Mara Carfagna («una giornata storica»). Non un uomo fino a tarda sera, quando appare, timida, una dichiarazione del capogruppo pdl Fabrizio Cicchitto.
Roba da femmine, penseranno gli altri. Potrebbe non essere così. Perché se davvero ci sarà posto per tante donne in più (oggi la percentuale rosa nei cda delle controllate è al 7,6%), tutto rischia di cambiare anche per gli uomini. Tanto più che la legge che il Parlamento aveva varato un anno fa – dal 12 agosto entrerà in vigore per tutti, organismi pubblici e privati. Per le società quotate, infatti, il regolamento era arrivato già a febbraio ad opera della Consob, chiamata a vigilare sull’ottemperanza delle nuove regole. E quindi anche lì,
nei prossimi 4 anni, sono in arrivo 700 consiglieri e 200 sindaci donna. Una decisione che ha già sortito i suoi effetti, visto che nell’ultimo anno e mezzo molte società hanno cominciato ad adeguarsi passando dal 6,75 per cento di presenza femminile alla fine del 2010 al 9,49 del mese scorso. Adesso – mano a mano che arriveranno i rinnovi – dovranno fare di più. Così come avverrà nel pubblico, dove a controllare non sarà la Consob, ma direttamente il governo e il ministero per le pari opportunità. La pena, per chi non si adegua dopo i richiami formali, è la decadenza del cda.

A storcere il naso hanno cominciato in molti. Perché «le donne non sono panda», come dice da sempre Emma Bonino. Perché non è con le quote che si
raggiunge la parità, spiega chi è contrario a questa legge. Perché si rischia che i cda si riempiano di «figlie di» e «amiche di». La fondazione Bellisario ha risposto raccogliendo 2.500 curricula di donne capaci (oltre il 90 per cento con una o più lauree, la metà con master all’estero) «per dimostrare – dice la presidente Lella Golfo – che le donne ci sono, ci sono da sempre. Adesso non si potrà far finta di non vederle».

venerdì 3 agosto 2012

PROPOSTA DI LEGGE N. 215




Presentata dai consiglieri
Menosso, Piccin, Moretton, Baiutti, Brandolin, Brussa, Codega, Della Mea, Gabrovec, Gerolin,
Iacop, Lupieri, Marsilio, Menis, Pupulin, Tesini, Travanut, Zvech, Alunni Barbarossa, Corazza,


Kocijancic, Ferone, Agnola, Antonaz, Colussi, Pustetto

<<Modifica dell’articolo 25 della legge regionale 18 giugno 2007, n. 17
(Determinazione della forma di governo della Regione Friuli Venezia Giulia e del sistema
elettorale regionale, ai sensi dell’articolo 12 dello Statuto di autonomia)>>


Presentata il 17 luglio 2012

215_PDL.doc


Signor Presidente, colleghi Consiglieri,

una delle principali questioni attualmente all’attenzione della politica e dei partiti è
come reagire al clima di antipolitica che si è diffuso nel Paese, e che è parte essenziale di
quella crisi di sistema che stiamo vivendo. Ovviamente non esiste un’unica risposta al
quesito, ma è indubbio che ci si metterebbe sulla buona strada investendo sul
rafforzamento di meccanismi trasparenti di partecipazione e decisione politica, sul processo
democratico di selezione e rinnovamento dei gruppi dirigenti, su una politica che ritrovi la
sua capacità di rappresentare l’interesse generale del Paese.

E’ altrettanto indubbio che per rinnovare la politica e la qualità della rappresentanza
non sarebbe sbagliato – e per qualcuno forse addirittura giusto – scommettere sulle donne.

Si pone allora un problema non solo di qualità, ma anche di riequilibrio della
rappresentanza, con l’obiettivo di raggiungere una presenza femminile paritaria nei partiti e
nelle istituzioni.

E’ un traguardo che può essere raggiunto introducendo norme e sanzioni per
affermare la presenza femminile sia negli statuti dei partiti, sia nelle leggi elettorali a tutti i
livelli.

Non si parte certo da zero; in materia di “quote rosa” nel recente passato qualcosa è
stato fatto e anche recentemente si devono registrare significativi passi avanti in materia.

L’8 maggio 2012 la Camera ha approvato (con 372 si, 21 no e 48 astenuti) il disegno
di legge che promuove l’effettiva parità nella rappresentanza politica negli Enti locali delle
Regioni a statuto ordinario. Ora il testo passa al Senato.

Il provvedimento passato alla Camera prevede, fra le altre cose, l’introduzione della
doppia preferenza uomo-donna.

Ci sarà cioè la possibilità – si sottolinea: possibilità, non obbligo – di esprimere due
preferenze (anziché una, secondo la normativa vigente) per i candidati a consigliere
comunale. In tal caso una preferenza dovrà riguardare un candidato maschio e l’altra una
donna della stessa lista. In caso di mancato rispetto della disposizione, verrà annullata la
seconda preferenza.

Per la verità a far da battistrada in questa direzione era stata la Regione Campania,
che già nella legge regionale n. 4 del 2009 (articolo 4, comma 3) aveva introdotto l’istituto
della doppia preferenza (facoltativa) uomo – donna per l’elezione dei Consiglieri regionali.

Al momento attuale parecchie Regioni stanno seguendo l’esempio della Campania.

In linea con quanto avviene nel Paese, riteniamo sia giunto il momento di introdurre
anche nel sistema elettorale regionale del FVG la doppia preferenza di genere, modificando,
nello specifico, l’art. 25 della legge regionale 17/2007.

I



Il meccanismo che si propone è semplice, lineare, efficace, non coercitivo: ciascun
elettore “può” esprimere uno o due voti di preferenza; se ne esprime due, devono riguardare
candidati di genere diverso (maschio-femmina o femmina-maschio), pena l’annullamento
della seconda preferenza.

Riteniamo sia giusto ed opportuno fare questo ulteriore passo in direzione di una
democrazia paritaria e confidiamo che il Consiglio condivida ed approvi la presente
proposta.

MENOSSO
PICCIN
MORETTON
BAIUTTI
BRANDOLIN
BRUSSA
CODEGA
DELLA MEA
GABROVEC,
GEROLIN
IACOP
LUPIERI
MARSILIO
MENIS
PUPULIN
TESINI
TRAVANUT
ZVECH
ALUNNI BARBAROSSA
CORAZZA

KOCIJANCIC

FERONE
AGNOLA
ANTONAZ
COLUSSI
PUSTETTO

II



Atti consiliari -1-Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia

X LEGISLATURA -PROPOSTA DI LEGGE N. 215

<<Modifica dell'articolo 25 della legge regionale 18 giugno 2007, n. 17 (Determinazione della forma di governo della Regione Friuli Venezia Giulia e del sistema
elettorale regionale, ai sensi dell'articolo 12 dello Statuto di autonomia)>>

Art. 1

(Modifica dell'articolo 25 della legge regionale 17/2007)

1. I commi 4 e 5 dell’articolo 25 della legge regionale 18 giugno 2007, n. 17 (17
(Determinazione della forma di governo della Regione Friuli Venezia Giulia e del sistema
elettorale regionale, ai sensi dell’articolo 12 dello Statuto di autonomia), sono sostituiti dai
seguenti:
<<4. Ciascun elettore può esprimere uno o due voti di preferenza a favore di
candidati alla carica di consigliere regionale compresi nella lista votata. Nel caso di
espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra
un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l’annullamento della seconda
preferenza.

5. Il voto di preferenza si esprime scrivendo il cognome, ovvero il nome e
cognome del candidato, ovvero dei due candidati alla carica di consigliere regionale
compresi nella lista per la quale si intende votare.>>.

Atti consiliari -2-Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia

X LEGISLATURA -PROPOSTA DI LEGGE N. 215

<<Modifica dell'articolo 25 della legge regionale 18 giugno 2007, n. 17 (Determinazione della forma di governo della Regione Friuli Venezia Giulia e del sistema
elettorale regionale, ai sensi dell'articolo 12 dello Statuto di autonomia)>>

TESTI NOTIZIALI


Nota all’articolo 1

Il testo dell’articolo 25 della legge regionale 18 giugno 2007, n. 17 (Determinazione della
forma di governo della Regione Friuli Venezia Giulia e del sistema elettorale regionale, ai
sensi dell’articolo 12 dello Statuto di autonomia), è il seguente:

Art. 25

(Modalità di espressione del voto)

1. Ciascun elettore può esprimere un voto a favore di una lista e un voto a
favore di un candidato alla carica di Presidente della Regione, anche non collegato alla lista
votata.
2. Nel caso in cui l'elettore esprima un voto solo a favore di una lista, il voto si
intende espresso anche a favore del candidato alla carica di Presidente della Regione con la
stessa collegato.
3. Nel caso in cui l'elettore esprima un voto solo a favore di un candidato alla
carica di Presidente della Regione, il voto si intende attribuito solo al candidato Presidente.
4. Ciascun elettore può esprimere un voto di preferenza per un candidato alla
carica di consigliere regionale compreso nella lista votata.
5. Il voto di preferenza si esprime scrivendo il cognome, ovvero il nome e
cognome, di un candidato alla carica di consigliere regionale compreso nella lista per la
quale si intende votare.

giovedì 2 agosto 2012

LE DONNE DI PORDENONE A DIFESA DEL CONSULTORIO FAMILIARE


Scampato pericolo
per quanto riguarda lo smembramento del consultorio di Pordenone.
Era questo il progetto iniziale dell'Azienda sanitaria che aveva in
programma di polverizzare sul territorio comunale i vari servizi,
operando una separazione fra funzioni sanitarie e funzioni socio-assistenziali
del consultorio stesso.
Un gruppo di donne della Cgil e dello Spi territoriale assieme ad alcune
associazioni, quali: Voce Donna e Se Non Ora Quando e ad alcuni partiti
politici (PD, SEL, IDV, RC) hanno considerato inaccettabile tale decisione e
si sono riunite per concordare una linea di azione comune.
Sono state organizzate riunioni con le consigliere del Comune di
Pordenone e dell'amministrazione provinciale e si è avviata una campagna
di informazione sui quotidiani locali come forma di sensibilizzazione sui
possibili pericoli di tale scelta.
I frutti si sono visti ben presto: interrogazioni in Consiglio Comunale e
convocazione del Direttore generale dell'Azienda sanitaria e del
Responsabile del Distretto da parte della 3a Commissione Politiche sociali
del Comune di Pordenone; sono stati questi i primi segnali di un dissenso che
trovava via via nuove adesioni.
Il risultato è stato una marcia indietro dei massimi vertici dell'ASS 6.
Il Consultorio, pur subendo uno spostamento di sede, continuerà, infatti, a
garantire la multidisciplinarietà dell'intervento.
Lo stesso gruppo di donne ha deciso, però, di non fermarsi solo all'aspetto
della localizzazione del Consultorio. Infatti, è apparso chiaro a tutte come
fosse necessario lavorare per un rilancio, per una valorizzazione di un
servizio che ha come obiettivo principale la tutela della salute delle donne.
Un obiettivo, questo, molto spesso assente nella programmazione annuale
dell'Azienda sanitaria.
Le priorità che si intendono porre all'attenzione del Direttore generale, al
quale è stato chiesto un confronto, sono rappresentate dalla necessità di
intervenire sui temi della prevenzione nei confronti degli adolescenti con
progetti di educazione sessuale nelle scuole e un'attenzione alla salute della
./.
donna durante tutto l'arco della vita.
L'affermazione del Direttore generale che definiva come “improprio”
l'accesso al Consultorio da parte delle pazienti anziane ha indignato tutte.
Infatti, non solo tale affermazione non è suffragata dalla normativa nazionale
e regionale, ma rischia di lasciare fuori un pezzo significativo della
popolazione.
Se è vero che una parte consistente degli anziani è costituita da donne,
l'attenzione alla loro salute diventa una necessaria forma di prevenzione,
necessaria per le interessate per garantire loro di vivere a lungo in una
situazione di benessere, ma anche, paradossalmente, per la società che
dovrebbe, altrimenti, farsi carico di spese sanitarie crescenti.
Carla Franza
Segretaria Cgil Pordenone
Maria Luisa Melcher
Segreteria Spi-Cgil Pordenone
Pordenone, 19 giugno 2012


Consultorio Passo avanti dell’Ass 6


Sul “progetto consultorio” la Ass 6 si è impegnata ad aprire un confronto prima della stesura definitiva. La promessa è arrivata nel corso dell’incontro che i vertici della Ass hanno avuto con le rappresentanti di un gruppo di donne (Cgil, Voce donna, Se non ora quando, Pd, Sel, Rc, Italia dei valori) nel corso del quale è stata confermato il mantenimento dei servizi del consultorio di Pordenone in un’unica sede. «Passo in avanti positivo ma non ancora non del tutto sufficiente», è il commento del coordinamento che ha chiesto all’Azienda di garantire un servizio di prevenzione «rivolto alle donne di tutte le fasce di età, diversamente da quanto inizialmente dichiarato dal direttore generale Tonutti che riteneva improprio l’accesso delle donne anziane al consultorio». La Ass si è impegnata ad individuare modalità organizzative che consentano una continuità delle prestazioni a carattere ginecologico da parte del medesimo professionista, ad avviare un percorso di omogeneizzazione dei servizi partendo dalle realtà che registrano maggiori sofferenze, a rivedere il calendario degli appuntamenti dello screening (pap-test) in maniera tale da garantire una maggiore cura nell’attività di prevenzione del consultorio.
 Dal Messaggero Veneto del 26.luglio 2012

COMUNICATO STAMPA



         Le rassicurazioni ricevute dall'Azienda sanitaria in merito ad un mantenimento dei servizi del consultorio di Pordenone in un'unica sede, pur rappresentando un passo in avanti, non è sufficiente.

         E' certamente importante che non si  proceda ad una  sua polverizzazione sul territorio, scelta che avrebbe snaturato la funzione dei consultori stessi . Gli operatori potranno, insomma ,continuare  a lavorare in èquipe ( compreso il servizio adozioni per il quale si prospettava una sua localizzazione anche se temporanea in altra sede), ma, lo ripetiamo, non basta.

         Occorre che questi importanti presidi vengano non solo difesi , ma  anche rivitalizzati nella loro funzione di tutela della salute delle donne.

         E' con questo obiettivo che un gruppo di donne appartenenti a partiti politici, organizzazione sindacali ed associazioni del territorio hanno chiesto un incontro con il direttore dell'Azienda sanitaria.

         L'obiettivo era quello di porre l'accento su alcune problematiche affinchè le stesse diventassero parte integrante dell'attività di programmazione dell'Azienda sanitaria per il 2013.

         Fra le priorità la necessità di garantire un servizio di prevenzione rivolto alle donne di tutte le fasce di età, diversamente da quanto inizialmente dichiarato dal Direttore generale Tonutti che riteneva improprio l'accesso delle donne anziane al consultorio. Un'interpretazione non suffragata dalla normativa nazionale e regionale che poneva limiti , questi sì impropri, alla risposta dei bisogni di salute dell'utenza femminile.

         L'altra priorità, poi, era sta individuata nell'attività di prevenzione rivolta agli adolescenti ed ai preadolescenti nel campo dell'educazione sessuale e della procreazione responsabile.

         Occorre essere presenti nei luoghi formali e informali dove i giovani si incontrano e dunque le scuole in primo luogo, ma anche gli spazi giovani od altro, utilizzando le forme di comunicazione più diffuse fra gli stessi.

         Su questi argomenti le donne presenti alla riunione (svolta il 19 luglio u.s.) hanno incontrato l'attenzione dell'Azienda sanitaria che si è peraltro impegnata ad  individuare modalità organizzative che consentano una continuità delle prestazioni a carattere ginecologico  da parte del medesimo professionista,ad avviare un percorso di omogeneizzazione dei servizi partendo dalle realtà che registrano maggiori sofferenze, a rivedere  il calendario degli appuntamenti dello screening ( pap-test) in maniera tale da garantire una maggiore cura nell'attività di prevenzione del consultorio.

         L'incontro si è concluso, inoltre, con l'impegno dell'Azienda  a confrontarsi sul  cosiddetto Progetto Consultorio , prima della sua stesura definitiva.

         Sarà ,questa l'occasione per poter raccogliere le proposte del territorio attraverso una partecipazione attiva della rappresentanza delle donne e delle loro associazioni.

         Insomma, è un arrivederci a settembre, quando potremo concretamente misurare l'attenzione dell'Azienda sanitaria sul tema della salute delle donne.     


Pordenone    26 luglio 2012

Cgil, Voce Donna, Se Non Ora Quando,Partito Democratico,Sinistra Ecologia e Libertà,Rifondazione Comunista, Italia dei Valori
Pordenone

mercoledì 1 agosto 2012

lettera aperta

Inoltro questo materiale in parte già diffuso, accresciuto di un testo
pubblicato sul Messaggero di venerdì 13 luglio, poichè mi sembra importante
prendere coscienza dell'importanza di questa frammentazione dei servizi e delle
attività sanitarie.



E’ il primo venerdì di luglio quando davanti al timbratore si materializzano i cartoni per gli imballaggi dello sgombero. È tempo di trasferimenti, uno al posto dell’altro, l’altro al posto del primo, genitori da una parte, adozioni dall’altra, fra gli specialisti di un’ala periferica distrettuale. Sarà solo per sei mesi si dice, poi si torna come prima. Oh mein Gott, due traslochi in sei mesi!?. Sei mesi o sei anni è solo questione di tempi, di punti di vista e indubbiamente anche di salassi. Ma che cosa resta della genitorialità, una volta intaccato quel principio che non scinde né separa la maternità biologica da quella adottiva, il bambino naturale dal bambino adottato? Sembrano cavilli in tempi di crisi, eppure separare il Consultorio Familiare dal Servizio Provinciale delle Adozioni è un mutamento che interroga la normativa la quale, negli anni, ha confermato il valore dell’alta integrazione sanitaria e sociale delle due aree di attività.
Rileggendo la Legge sui Consultori, i Piani Regionali e, ancora, mettendo insieme il bambino naturale con il bambino adottato, si colgono due dati essenziali. Il primo è sottolineato dalla pratica di una cura di comunità che tiene unite le fasi della vita attraverso un unico legame di senso.
Il secondo, mette in rilievo come la maternità sia l’esperienza fondamentale che unisce il biologico con l’umano, la natura con la cultura. Se lo specifico della condizione materna è dotare di senso la propria esperienza e donare un pensiero d’amore al bambino in grembo, allora l’adozione è atto insito in questo processo. La vera madre è colei che “adotta” il suo bambino, gli riconosce una propria soggettività, mette al mondo non un frutto carnale ma un essere unico singolare e insostituibile.
Per questo l’adozione non potrà mai essere una specializzazione della maternità ma solo una forma che mette in rilievo il carattere adottivo di ogni maternità. Dividere, distinguere, separare la genitorialità adottiva da quella naturale, crea una contrapposizione fra le fecondità dei corpi e le tipologie dell’amore, fra genitorialità naturale e generatività sociale di cui l’adozione è risorsa e alternativa all’abbandono di un bambino. Così come avviene nelle maternità, anche nei Servizi, soprattutto quando sono di eccellenza come i nostri Consultori o la nostra Psichiatria, si rintraccia quell’inizio creativo che ha donato loro identità e senso di esistere. Esattamente come succede per la nascita e la crescita di un bambino, entrambi: essere umano e Servizi necessitano di un pensiero nutriente.
Il senso poi che un bambino ha per la madre e il senso che egli riceve da lei danno forma al “legame” d’affetto, di cura e di crescita nel cuore della comunità. Se questo “legame” viene intaccato, la generatività rimane orfana del suo “luogo” naturale. Allora, lo spazio affettivo abitato dall’esperienza della nascita (biologica o adottiva) e della cura diventa interscambiabile con il “posto” che, invece, è solo il contenitore fisico.  Separare le Adozioni dal corpo madre, cioè dall’Area Materno Infantile del Consultorio, per collocarle altrove, è assegnare soltanto un punto qualunque in uno spazio indifferente e togliere così il luogo dell’integrazione, delle sinergie, delle relazioni e dei legami di comunità.
Non potranno, allora, che darsi maternità di serie A e maternità di serie B in cui il valore dell’una metterà in risalto il disvalore dell’altra, quest’ultima riposta fra gli specialismi della sanità che curerà un femminile offeso dalla propria incapacità generativa sottolineandone, appunto, l’incapacità riproduttiva.
Se invece si ritiene che il luogo sia fonte di soggettività, l’identità che ne deriva non può essere un posto ma uno spazio generativo. Per questo anche il trasferimento dello storico Centro di Salute Mentale da Via De Paoli che s’insedierà al posto del Consultorio e delle Adozioni Provinciali, mi crea l’amarezza d’assistere alla nuova toponomastica dei Servizi che ridisegna una mappa di legami spezzati.

Lorena Fornasir